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  • Immagine del redattoreLicia Cappato

Percorso olistico per ritrovare il vero ben-essere


«Mi chiedi qual è stato il mio progresso? Ho cominciato a essere amico di me stesso». Nell’apparente banalità di questa frase, pronunciata ben 2000 anni fa dal filosofo Lucio Anneo Seneca, è racchiusa una perla di saggezza ripresa dai più illustri scrittori e pensatori di tutti i tempi, fino alla più recente frase di Paulo Coelho: «Quanto più capisci te stesso, tanto più capirai il mondo».

Allo stesso modo se vogliamo raggiungere il vero benessere, dobbiamo necessariamente conoscere noi stessi, i nostri desideri, le nostre doti e attitudini, ritagliandoci la nostra vita su misura e non adattandoci a quel vestito che altri vorrebbero farci indossare, costringendoci ad essere ciò che in realtà non siamo e non saremo mai.

Come in Natura non esiste una foglia uguale ad un’altra, così ogni essere umano è diverso l’uno dall’altro e per tale ragione è fondamentale conoscersi. Per farlo si possono intraprendere varie strade. Un modo sicuramente molto innovativo è rappresentato, in Valsugana, dal nuovo percorso olistico ideato da Licia Cappato dello studio Olis di Borgo che – all’insegna del motto “Io sono, Io voglio, Io posso” – propone incontri individuali per riconoscere la propria unicità, sviluppare l’intuito, la creatività nonché quelle doti non riconosciute e quindi, purtroppo, destinate a rimanere inespresse se qualcuno non ci aiuta a portarle alla luce.

Molto conosciuta in zona da circa 15 anni per i suoi programmi nutrizionali personalizzati volti a ritrovare una alimentazione sana, Licia Cappato con il suo percorso olistico ora propone un programma personalizzato anche a chi non presenta problematiche di alimentazione ma desidera raggiungere il vero benessere nella consapevolezza che ogni cambiamento all’esterno comincia dall’interno.

Abbiamo incontrato e intervistato Licia Cappato per conoscere meglio questa novità e la filosofia che ne è alla base.


Licia, ormai tutti ti conoscono per i tuoi percorsi di dimagrimento e di educazione alimentare con le varie declinazioni nell’alimentazione sportiva, vegana, vegetariana, di supporto nel caso di particolari patologie... Perché questa scelta di andare oltre il cibo e di occuparti della persona nella sua interezza?

«Perché dopo tanti anni che mi occupo di programmi nutrizionali personalizzati mi sono resa conto che spesso la cattiva alimentazione non è il vero problema, bensì solo la punta di un iceberg, il sintomo di un altro problema più profondo e difficile da individuare. Infatti quando il cibo da quello che è, cioè “nutrimento”, si trasforma in “riempimento”, significa che dobbiamo colmare un vuoto che è in noi, un qualcosa che ci manca e che nemmeno noi sappiamo bene che cosa effettivamente sia finché non cominciamo a interrogarci su chi siamo veramente e che cosa davvero vogliamo dalla nostra vita».


Come definiresti, quindi, il percorso olistico che hai messo a punto?

«Un percorso di crescita personale, perché il concetto olistico considera l’essere umano nella sua interezza: certamente noi siamo formati da un corpo fisico, ma anche da una mente e, soprattutto, da uno spirito o da un campo energetico, a seconda di come uno lo vuole definire. Nel momento in cui una persona va a considerare l’altro da tutti questi punti di vista, si riesce ad avere una visione molto più ampia della persona, perché come in Natura non esiste una foglia uguale ad un’altra, così noi esseri umani siamo diversi l’uno dall’altro. Ecco perché se si vuole ottenere dei risultati concreti è fondamentale un percorso personalizzato, fatto su misura».


Potremmo dire un percorso con un taglio sartoriale…

«Esatto. Un buon sarto sa realizzare un abito su misura che calzerà a pennello solo a chi l’ha commissionato. Nella vita quotidiana, invece, la società, le tradizioni, la cultura, i condizionamenti familiari, l’educazione e l’istruzione non adatte al sano sviluppo dell’Essere umano, ci costringono ad indossare abiti che ci vanno stretti e che non rispecchiano ciò che veramente siamo. Il mio intervento consiste proprio nel far comprendere alle persone che tutti i malesseri fisici o umorali di cui soffriamo, le insoddisfazioni familiari o lavorative che ci affliggono, non sono altro che il risultato del fatto che ogni giorno siamo stati costretti ad indossare un abito che non è fatto per noi. Per capire quale sia veramente il vestito adatto a noi dobbiamo conoscerci, essere consapevoli dei nostri desideri, delle nostre doti nascoste che possediamo e lasciamo inespresse, della nostra parte intuitiva e creativa che non riesce ad emergere. Nel percorso olistico sostanzialmente io vado a svolgere questo tipo di lavoro, scegliendo di volta in volta, in base alla persona che mi trovo di fronte, quali siano la metodologia e gli strumenti di lavoro più appropriati che devo utilizzare».


Ci puoi fare qualche esempio concreto?

«Può essere, ad esempio, che io debba lavorare a livello di sensi, quindi con il tatto attraverso un massaggio, piuttosto che proporre una passeggiata in mezzo alla natura perché debbo agire su altri aspetti; talvolta può bastare semplicemente un colloquio ponendo determinate domande. Uno dei metodi che spesso utilizzo è sentire come uno si esprime sia nei confronti propri che degli altri, facendogli comprendere che mutando il modo di comunicare si va a cambiare anche il manifestarsi della realtà. Infatti, per quanto possa sembrare strano, i sentimenti e le emozioni che viviamo non sono altro che energia e a seconda di come la manifestiamo andiamo ad incidere, positivamente o negativamente, sulla realtà in cui poi ci troviamo a vivere. Ci sarà pure un motivo se esiste un proverbio che recita “chi è causa del suo mal, pianga se stesso”. E allora se una persona può essere la causa del proprio male, vale anche il principio opposto per cui se conosci te stesso, sapendo quello che desideri e ciò che puoi fare, tu riesci anche a costruirti il tuo benessere».


Nasce da qui, dunque, il motto del tuo percorso olistico “Io sono, Io voglio, Io posso”?

«Esatto. Innanzi tutto dobbiamo capire chi siamo veramente. Come il giorno e la notte anche noi abbiamo lati di luce e di ombre, quindi solo se ci conosciamo in profondità potremo capire ciò che davvero desideriamo per essere felici e vivere in piena armonia. Quando la persona che ho di fronte conosce finalmente se stessa, riconosce ciò che vuole, passo poi a guidarla per farle incanalare l’energia in modo che il volere diventi anche potere».


Detto così sembra tutto facile, ma nella pratica?

«In realtà il percorso da parte mia è più facile a farsi che a dirsi, perché la teoria che sta alla base del percorso è assai complessa da spiegare in poche parole, avendo a monte una vasta serie di trattati e di studi che chiunque può reperire facendo una semplice ricerca su Google».


Qualche suggerimento per chi volesse approfondire l’argomento?

«Molti, ad esempio, avranno sentito parlare del libro “La profezia della curandera” best seller di Hernán Huarache Mamani, scrittore peruviano di etnia quechua, professore universitario, divulgatore e sostenitore della cultura pre Inca, scomparso nel 2016. Io ho avuto la fortuna di poterlo seguire per nove anni sia in Perù che in Italia, apprendendo numerose tecniche come il massaggio andino Qhaqoy, una antichissima arte terapeutica di rilassamento profondo che permette di ripristinare e riequilibrare l’energia all’interno del nostro organismo. Per diciassette anni Mamani ha studiato i princìpi dell’energia femminile e le antiche civiltà andine che si fondavano su un sano equilibrio tra uomini e donne, aspetto che da donna ho voluto approfondire.

Un altro percorso che ho seguito è quello per imparare a leggere la natura e capire come essa ci parla. Nei testi di Mamani, infatti, il rapporto fra l’uomo e la natura è un rapporto centrale che deve essere recuperato affinché l’umanità possa salvarsi dalle conseguenze di quella distruzione dell’ambiente che l’umanità stessa opera».


Oltre ad avere avuto un maestro così prestigioso e riconosciuto a livello mondiale come Mamani, da quali altri personaggi hai tratto insegnamento?

«Seguo molto la dott.ssa Nadeshwari Joythimayananda originaria dello Sri Lanka e la dott.ssa Luisa Spagna che attualmente vive in India e per brevi periodi torna in Italia. Con loro ho svolto un lavoro sul femminile, ma ho seguito anche tanti percorsi specifici come il massaggio Tantra indiano, corsi sulla medianità, sul risveglio dei talenti, sulla nuova medicina germanica, sull’elaborazione delle memorie emozionali legate alla psicosomatica, sull’antroposofia e altro. Il mio è un cammino che non si ferma mai, perché nella vita non si finisce mai d’imparare. Proprio a tale proposito vi è un aforisma molto bello di Mamani il quale diceva che nella vita “fallisce solo chi ha paura di sbagliare e cadere. Sii utile agli altri e sarai ripagato. Aiuta gli altri e riceverai aiuto. Insegna agli altri e dagli altri imparerai».

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