La presenza sulla terra di questo albero da frutto, in forma selvatica, sarebbe documentata addirittura già oltre 5 mila anni fa, nei territori della Cina nordorientale, ai confini con la Russia. Da lì si sarebbe poi propagato attraverso l’Asia centrale fino all’Armenia dove, secondo alcuni, sarebbe stato scoperto nientemeno che da Alessandro Magno.
Verità o leggenda che sia, di certo vi è che il passaggio armeno rappresentò una tappa fondamentale nell’affermazione di questo frutto sulle nostre tavole, una provenienza geografica che ancora oggi sopravvive chiaramente nel nome con cui in alcuni dialetti italiani viene identificato. I liguri, infatti, lo chiamano “armugnin”, mentre in Veneto e in Trentino è conosciuto come “armelin”.
Poi, come spesso avvenne per tanti tipi di piante da frutto e non solo, a portare in Italia (e in Grecia) questo albero furono gli antichi Romani tra il 70 e il 60 a.C. Tuttavia una diffusione più radicata nel bacino del Mediterraneo avvenne ad opera degli arabi e non a caso, quindi, l’etimologia di questa pianta rimanda alla voce araba al-barqūq che in italiano è diventata “albicocca”… Sì, stiamo parlando proprio di loro, le albicocche... protagoniste tanto attese della nostra lista della frutta di stagione per quanto riguarda il periodo estivo.
Unica pecca, se si vuole, il fatto che l’albicocca sia molto deperibile e pertanto vada consumata entro pochi giorni dall’acquisto, considerato anche che il frutto per sprigionare il meglio di sé, sia sotto il profilo del sapore che del profumo, deve essere necessariamente ben maturo. Quando si lasciano diventare troppo molli, le albicocche perdono le sostanze che hanno la massima capacità nutritiva.
Fu proprio la breve vita dell’albicocca, nel corso della storia, a spingere l’uomo a sperimentare alcune tecniche di conservazione, come l’essiccazione o il processo per farle sciroppate, senza dimenticare la trasformazione in confetture o in succhi di frutta che, come gusto, risultano fra i più gettonati da parte dei consumatori.
Un tempo le donne cinesi mangiavano albicocche per favorire la fertilità. L’intuito femminile ha preceduto ciò che la scienza avrebbe successivamente confermato: le albicocche sono ricche di minerali indispensabili per la produzione degli ormoni sessuali.
Dal punto di vista nutrizionale l’albicocca è un frutto a bassissimo contenuto calorico. Una porzione di 150 g di albicocche (che corrisponde a 3-4 frutti circa) presenta appena 42 kcal e apporta il 10% del nostro fabbisogno quotidiano di potassio, elemento presente unitamente a magnesio, fosforo, ferro e calcio, rendendo così questo frutto un prezioso alleato per la difesa del nostro sistema immunitario, nonché per coloro i quali soffrono di problemi di anemia e spossatezza. Ragion per cui il consumo delle albicocche è raccomandato ai ragazzi per affrontare le varie fasi della propria crescita, ma anche agli anziani per rafforzare le proprie difese immunitarie, nonché ai convalescenti. Inoltre, grazie alla presenza del sorbitolo, l’albicocca possiede anche un leggero potere lassativo. Ma questo frutto è pure ricco di vitamina B, C, PP e, in particolar modo, di caroteni e vitamina A. Sono sufficienti, infatti, 200 grammi di albicocche (circa 5 frutti) al giorno per coprire l’intero fabbisogno di vitamina A di un adulto, fornendo un contributo fondamentale sia nella protezione della pelle, ma anche nel mantenimento delle nostre capacità visive. Insomma, un frutto buono da mangiare e che ci fa molto bene, anche se talvolta – come nel caso di chi soffre di calcoli renali – può essere sconsigliato.
Oltre che al naturale, le albicocche sono ottime da utilizzare nella preparazione di numerosi dolci – pensiamo alla famosa torta Sacher che contiene un sottile strato di confettura di albicocche – ma anche con il risotto, oppure con secondi sia a base di carne (arrosti, filetti, spiedini sia di maiale che di vitello), che di pesce: involtini, filetti, spiedini di varie specie dallo scorfano al dentice, dal merluzzo allo spada, finanche ai gamberi rossi...
Ottime anche per preparare delle maschere per la pelle del viso, soprattutto quando sono troppo mature si possono schiacciare e aggiungendo un poco d’olio oliva il gioco è fatto.
20 minuti di relax con la maschera, successivamente si risciacqua e la pella è stata ben nutrita.
Meraviglioso scoprire come i doni della Terra sono utilizzabili in tanti modi e non mi resta che augurare una buona scorpacciata di albicocche!
Licia
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